Opinioni di un clown

“Mentre rientravo in casa e richiudevo la porta mi sentii un idiota. Avrei dovuto accettare la sua proposta di farmi il caffè e trattenerlo ancora un poco”. Sono convinta che in ogni romanzo ci sia almeno una “scena di caffè” da scovare: anche in “Opinioni di un clown” di Heinrich Böll la tazzina di espresso non manca, ed è centrale in una scena che vede protagonisti Hans e il padre in un fitto scambio di opinioni sul destino del clown.

Gli amanti dei classici non potranno fare a meno di leggere questo capolavoro. Eccone una breve recensione

Opinioni di un clown (scritto nel 1963 e pubblicato in Italia per Mondadori nel 1965) è uno di quei romanzi da rileggere più volte, possibilmente sorseggiando a lungo una o più tazzine di caffè bollente.  Ecco per voi una piccola recensione di quanto potrete “gustare”…

Hans non ha ancora compiuto trent’anni ma ci appare già come un saggio e disilluso clown alle prese con i conflitti e i tormenti della vita. Conflitti sociali (la storia, che dura appena tre ore, è ambientata nel secondo dopoguerra in Germania…) e privati (Maria lo abbandona per sposarsi con altro) fino a quelli professionali (la stroncatura di uno dei suoi spettacoli comici).

Il protagonista di questo romanzo, che non si può che definire perfetto, colpisce dritto al cuore per rimanervi impresso a lungo. Hans Schnier infatti ci fa ascoltare la sua voce dall’inizio alla fine raccontando con una grazia e una profondità rare le proprie sensazioni e, appunto, opinioni sul mondo che lo circonda.

clown6L’effetto emotivo è molto simile a quello che si prova assaporando una tazzina o più di caffè: un’infusione di lucida energia corroborante che entra nel corpo e nella mente.  Tra i conflitti di cui si diceva all’inizio, colpisce in particolare quello con la austera e ricchissima famiglia d’origine, e nello specifico con il padre, verso il quale il protagonista nutre sentimenti di amore e odio e contro cui dovrà lottare per affermare la propria vera natura, quella di clown e di vero artista.

Ma saranno anche molti altri gli oggetti delle sue intense e accorate riflessioni: la Germania che esce da un conflitto devastante, il controverso rapporto della sua fidanzata Maria con gli ambienti cattolici tedeschi, il legame profondo e, di nuovo, conflittuale con il fratello Leo e con la strepitosa figura del suo agente.

Hans racconta, esprime, narra tutto questo e molto altro ancora senza mai lasciare un istante di noia nel lettore, l’attenzione resta sempre viva. Ci si innamora dei suoi spettacoli, delle descrizioni dei suoi sketch, delle sue imitazioni di Chaplin e delle sue bizzarre capacità, tra cui spicca quella, molto fantasiosa, di saper percepire i profumi attraverso la cornetta del telefono.

Si sorride molto per la sua sottile ironia costante (che clown sarebbe, altrimenti?) e si soffre parecchio delle sue tragicomiche, talvolta solo tragiche, disgrazie. Tra dolori fisici (un ginocchio malconcio) e dubbi spirituali, emerge sopra ogni cosa però l’inconsolabile delusione per la fine del suo grande amore. In questo meraviglioso struggimento traspare tutto il talento di Böll nel tratteggiare un personaggio intramontabile e indimenticabile, come solo i grandi maestri sanno fare.

Buona lettura!

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